La Straniera

CINA, I GIOVANI MIGRANO DALLE METROPOLI ALLE PICCOLE CITTA’

Si tratta di una vera e propria inversione di tendenza quella che si sta verificando in Cina dove i giovani, dopo aver lavorato anche per diversi anni nelle grandi metropoli del Paese, preferiscono tornare a casa in città più piccole. Fuori dalle big cities, la loro esperienza è utile davvero a tutti.

Sono milioni i ragazzi cinesi che compiono questa scelta a seguito di un’esperienza, non soltanto lavorativa ma anche di vita, in una metropoli come Shanghai o Guangzhou. Il ritorno alla città di origine rappresenta, spesso, la decisione più saggia. Così, nel rapido processo di urbanizzazione che ha investito la Cina, le città di medie e piccole dimensioni hanno dimostrato una grande capacità di attrarre investimenti e, soprattutto, giovani talenti, registrando un improvviso sviluppo.

Complice di questa “rivincita” dei piccoli centri, l’aumento dei prezzi delle case nelle grandi città. Gli affitti nelle metropoli sono vertiginosi e i ragazzi arrivati dalla provincia s’imbattono in serie difficoltà per trovare una sistemazione. Fino a qualche anno fa, la cosiddetta “tribù delle formiche” accettava di vivere stipata in stanze dalle dimensioni ridotte illudendosi di riuscire, un giorno, a raggiungere un tenore di vita simile a quello degli autoctoni di Pechino o Shanghai. I giovani di oggi si dimostrano, invece, piuttosto pragmatici e, quando le condizioni che si pongono non sono fattibili, preferiscono alzare i tacchi.

Li chiamano huiyou qingnian, giovani migranti. Il loro “valore aggiunto” è l’essere cresciuti in un ambiente estraneo ed essere tornati nel paese nativo portando con sé un prezioso bagaglio di conoscenze tecniche ed esperienze fondamentali per contribuire allo sviluppo economico della propria città, influenzandone anche l’organizzazione sociale e le usanze del posto. Ovviamente, il costo della vita è inferiore e i salari sono dignitosi. Il continuo cambiamento del contesto abitativo e lavorativo contribuisce ad accelerare il processo di urbanizzazione. Il flusso di giovani che tornano nelle loro cittadine, dove possono con facilità sfruttare le risorse locali, favorisce anche l’integrazione tra le varie zone del Paese.

Un buon livello d’istruzione e le competenze acquisite lavorando in una metropoli offrono maggiori possibilità di ascesa sociale arricchendo le comunità in cui i giovani ritornano a vivere. I loro genitori sono quasi sempre agricoltori, ma molti ragazzi, una volta tornati a casa, diventano con facilità dirigenti d’azienda o dipendenti di uffici pubblici, contribuendo così alla crescita generale della famiglia.

Di contro, nelle grandi città, i ragazzi con una buona istruzione non riescono a migliorare la loro condizione né a trovare un lavoro più remunerativo. Nei centri medi o piccoli, è più facile emergere. Dove mancano, infatti, i lavoratori qualificati, c’è più spazio per fare carriera.

In Cina, i nuovi poli della crescita sono rappresentati proprio dalle città più piccole. Dal 2013 la crescita dell’economia cinese è rallentata. Secondo i piani del governo, saranno proprio i paesi a diventare il canale attraverso cui realizzare le riforme economiche e promuovere lo sviluppo delle aree rurali, ovvero la fetta più consistente della Repubblica Popolare Cinese.

(Fonti: Internazionale – Ansa)

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